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martedì 13 agosto 2019

RELIQUIA DI UN MONDO PERDUTO di Howard Phillips Lovecraft

(Manoscritto ritrovato tra gli effetti del defunto Richard H. Johnson, Ph.D., curatore del Museo Archeologico Cabot, Boston Massachussetts.)

1.
E' improbabile che qualcuno tra gli abitanti di Boston e gli attenti lettori del resto del Paese, possa mai dimenticare lo strano caso del Museo Cabot. Il chiasso che i giornali hanno fatto a proposito di quella mummia infernale, le antiche e terribili dicerie che vagamente vi si ricollegavano, l'ondata d'interesse morboso e di fanatismo culturale scatenatasi nel 1932, e la sorte spaventosa abbattutasi su due intrusi il primo dicembre di quell'anno, contribuiscono a formare uno di quei classici misteri che sono tramandati per generazioni e divengono i nuclei di interi cicli di orripilanti supposizioni. Una Recensione

da LA MORTE ALATA di Howard Phillips Lovecraft



domenica 11 agosto 2019

INTERVISTA A LA FURA DELS BAUS da Decoder n°5 Milano 1990

Qual'è il senso delle vostre macchine e come le costruite?
Come prima cosa bisogna dire che le macchine ci servono per amplificare la forza della nostra azione per il fatto che noi siamo in nove in mezzo a un pubblico di mille persone, così come usiamo dei computer o la battteria elettronica per la musica.
Ma nei primi spettacoli, come Suz/o/Suz di due anni fa, le macchine che chiamavano "automatics", avevano una funzione diversa, ispirata ai futuristi italiani. Una Tesi

da CYBERPUNK Antologia di Autori Vari



domenica 21 luglio 2019

LA GRANDE PULIZIA di Dino Buzzati

Dopo tanti anni il padrone mandò a dire che sarebbe venuto al castello per due settimane. Nel castello da molti anni non viveva che Marietta, la vecchia serva, e tutto era in abbandono. Polvere, squallore. E un po' dovunque topi, ragni, pipistrelli, scarafaggi. Diciamo francamente: un letamaio.
Avuta la notizia, la vecchia serva si sentì mancare la terra sotto i piedi: "Povera me" si disse " qui bisogna fare grande pulizia." Però aveva quindici giorni disponibili; e quindici giorni sono qualche cosa. Continua

da SIAMO SPIACENTI DI di Dino Buzzati






domenica 16 giugno 2019

PERCHE' I LIBRI ALLUNGANO LA VITA di Umberto Eco

Quando oggi si leggono articoli preoccupati per l'avvenire dell'intelligenza umana di fronte a nuove macchine che si apprestano a sostituire la nostra memoria, si avverte un'aria di famiglia. Chi ne sa qualcosa riconosce subito quel passo del Fedro platonico, citato innumerevoli volte, in cui il faraone, al dio Toth inventore della scrittura, chiede preoccupato se quel diabolico dispositivo non renderà l'uomo disadatto a ricordare, e quindi a pensare. Lo stesso moto di terrore deve aver colto chi ha visto per la prima volta una ruota. Avrà pensato che avremmo disimparato a camminare. Forse gli uomini di quei tempi erano più dotati di noi per compiere maratone nei deserti e nelle steppe, ma morivano prima e oggi sarebbero riformati al primo distretto militare. Con ciò non voglio dire che quindi non ci dobbiamo preoccupare di nulla e che avremo una bella e sana umanità abituata a far merende sull'erba a Chenobyl: caso mai la scrittura ci ha fatto più abili a capire quando dobbiamo fermarci, e chi non sa fermarsi è analfabeta, anche se va su quattro ruote. Continua

da LA BUSTINA DI MINERVA di Umberto Eco




sabato 25 maggio 2019

QUANDO L'OMBRA SCENDE di Dino Buzzati

Al ragioniere Sisto Tarra, proprio il giorno in cui venne nominato capo-economo della ditta, capitò uno strano caso. Era un sabato, giornata tiepida con un bellissimo sole e lui si sentiva in felici condizioni di spirito. La mèta sospirata per anni era finalmente raggiunta, in realtà egli poteva dirsi diventato il vero amministratore dell’azienda; ma più che la promozione in se stessa, più che i vantaggi finanziari, lo riempiva di gioia il veder trionfare così il suo sottile lavoro diplomatico per scalzare grado a grado il prestigio del dott. Brozzi, suo predecessore. Per anni, senza soste, era rimasto in agguato per sorprendere i suoi minimi errori, aggravarne le conseguenze, farli risaltare agli occhi dei superiori. E tanto più abile era stato perchè in apparenza aveva sempre poi preso le difese del Brozzi, così da acquistare il volto di uomo generoso e leale. Continua

da I SETTE MESSAGGERI di Dino Buzzati




mercoledì 15 maggio 2019

L'UCCISIONE DEL DRAGO di Dino Buzzati

Nel maggio 1902 un contadino del conte Gerol, tale Giosue Longo, che andava spesso a caccia per le montagne, racconto di aver visto in valle Secca una grossa bestiaccia che sembrava un drago. A Palissano, l'ultimo paese della valle, era da secoli leggenda che fra certe aride gole vivesse ancora uno di quei mostri. Ma nessuno l'aveva mai preso sul serio. Questa volta invece l'assennatezza del Longo, la precisione del suo racconto, i particolari dell'avventura più volte ripetuti senza la minima variazione, persuasero che ci dovesse essere qualche cosa di vero e il conte Martino Gerol decise di andare a vedere. Certo egli non pensava a un drago; poteva darsi tuttavia che qualche grosso serpente di specie rara vivesse fra quelle gole disabitate. Continua

da I SETTE MESSAGGERI di Dino Buzzati



sabato 11 maggio 2019

L'ORRORE NEL MUSEO di Howard Phillips Lovecraft

Fu languida curiosità quella che portò Stephen Jones al Rogers’ Museum. Qualcuno gli aveva parlato della bizzarra istituzione sotterranea in Southwark Street, dall’altra parte del fiume, dove erano in mostra statue di cera molto più impressionanti di quelle che si possono ammirare da Madame Tussaud, e un giorno d’aprile Jones aveva fatto una passeggiata da quelle parti per vedere fino a che punto l’avrebbero deluso. Caso strano, non fu deluso affatto. C’era veramente qualcosa di speciale, di diverso, in quel posto. Ovviamente si potevano ammirare le solite banalità truculente: effigi di Landru, del dottor Crippen, Madame Demers, Rizzio, Lady Jane Grey; c’erano gli innumerevoli corpi straziati delle vittime della guerra e della rivoluzione, mostri come Gilles de Rais e il marchese de Sade… ma c’erano anche altre cose, e Jones era rimasto ad ammirarle, senza fiato, fino a quando era suonata la campana di chiusura. L’uomo che aveva messo insieme una collezione del genere non poteva essere il solito ciarlatano. C’era immaginazione, persino una scintilla di genio malato in alcune delle sue creazioni. Continua

da LA MORTE ALATA di Howard Phillips Lovecraft


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