Fu allora che vidi il Pendolo.
La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.
Io sapevo -ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro- che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel pi-greco che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili -così che il tempo di quel vagare di una sfera dall'uno all'altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di pigreco, il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio. Continua
da IL PENDOLO DI FOUCAULT di Umberto Eco
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