Ero a venticinque anni capitano delle guardie del re di Napoli: stavamo molto insieme tra noi commilitoni, e vivevamo come tutti i giovani, cioè, di donne e di gioco, finché restava denaro in borsa; quando non avevamo più altra risorsa passavamo il tempo nei nostri alloggiamenti a filosofare. Una sera, dopo esserci sfibrati in ragionamenti di ogni specie intorno a un fiaschetto di vino di Cipro e a qualche castagna secca, il discorso cadde sulla Cabala e sui cabalisti.
Uno di noi pretendeva che fosse una scienza reale, le cui pratiche fossero cosa certa; quattro fra i più giovani replicavano che si trattava di un mucchio di assurdità, una truffa bella e buona per ingannare i creduloni e far ridere i bambini. Una Recensione
da IL DIAVOLO IN AMORE di Jacques Cazotte
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