Era un povero ragazzo, alto, magro, pallido, dai miti occhi neri, la fronte spaziosa e le mani più belle del mondo; molto malvestito, di portamento altero, di umore indefinibile...
Aveva diciannove anni e si chiamava Gil Gil. Gil Gil era figlio, nipote, pronipote, discendente, e Dio sa che altro, dei migliori ciabattini della capitale e, quando venne al mondo, provocò la morte di sua madre, Crispina Lopez, i cui genitori, nonni, bisavoli, e trisavoli avevano anch'essi onorato la medesima professione.
da L'AMICO DELLA MORTE di Pedro Antonio de Alarcòn
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