da L'ULTIMA LACRIMA di Stefano Benni
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sabato 1 dicembre 2012
IL NUOVO LIBRAIO
Un mazzo di chiave logore e rossastre, di cui una colpiva per l'anacronistica mole e vetustà. Una chiave coperta di calcare ferrigno, come recuperata del fondo dell'oceano, con un'impugnatura ovale attraversata da arabeschi metallici, minuscolo cancello di un guardino di fate. Il collo della chiave è esageratamente lungo e termina in un profilo di mostro dentato, scanalato, in una merlatura tormentatissima come suo compito non fosse aprire una serratura, ma confrontarsi con lei in una partita di astuzie, mosse e contromosse, dente contro anfratto, pieno contro vuoto, artiglio contro fauce. Continua
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