Questo Blog Contiene Cookies anche di terze parti su cui non si ha possibilità di operare. Te lo diciamo solo per romperti i coglioni, tanto l'alternativa sarebbe disdire internet e tornare al 1993.
Pocapaglia era un paese così erto, in cima ad una collina dai fianchi così ripidi, che gli abitanti, per non perdere le uova che appena fatte sarebbero rotolate giù nei boschi, appendavano un sacchetto sotto la coda delle galline.
Questo vuol dire che i Pocapagliesi non erano addormentati come si diceva, e che il proverbio
Tutti sanno che a Pocapaglia L'asino fischia e il padrone raglia
era una malignità dei paesi vicini, i quali ce l'avevano con i Pocapagliesi solo per il fatto che era gente tranquilla, che non gli piaceva litigare con nessuno.
C'era una lavandaia che era rimasta vedova con tre figliole. S'ingegnavano tutte quattro a lavar roba più che potevano, ma pativano la fame lo stesso. Un giorno la figlia maggiore disse alla madre:- Dovessi anche andare a servire il Diavolo, voglio andarmene via di casa.-
-Non dire così figlia mia,- fece la madre. -Non sai cosa ti può succedere.-
Non passarono molti giorni e a casa loro si presentò un sigmore vestito di nero, tutto compito, e con il naso d'argento. Continua
Grazie, buonasera.
Allora, sono uscito prima per fare il prologo dello spettacolo al quale state per assistere. Ora noi rappresentiamo questa sera un genere che parla di un rituale perduto nel tempo, denominato "Rebelot".
"Rebelot" è un termine che in milanese significa casino, confusione, baraonda, ma a Trieste c'è un termine quasi simile che si dice "Rebelot" che vuol dire invece casino, confusione, baraonda. Attenzione, perchè in Jugoslavia c'è un yermina alttrettanto quasi uguale, "Rebelot", che vuol dire casino, confusione, baraonda e a Marsiglia c'è un gioco di carte della malavita che si fa senza regole che vuol dire casino, confusione, baraonda che si dice "Rebelò", e "Rebelot" si dice anche in Sud Africa, in Polinesia, in Sud America e vuol dire casino, confusione, baraonda. Il Sito di Paolo Rossi
C'era una volta un pastore piccino e dispettoso. Andando a pascolare, vide una pollaiola con una corba d'uova sulla testa; tirò una pietra nella corba e ruppe tutte le uova in un colpo. La povera donna, piena di rabbia, gli gridò:- Che tu non possa più crescere finchè non trovi la bella Bagaglina delle tre mele che cantano!-
Da quel momento, il pastorello cominciò a diventare smilzo e gramo, e più sua madre lo curava e lo teneva bene, più lui diventava gramo.
C'era una volta un Principe ricco come il mare. Gli venne voglia di farsi un palazzo, proprio in faccia a quello del Re, ma più bello ancora di quello del Re. Finito il palazzo ci fece scrivere sulla facciata questa scritta: il danaro fa tutto. Italo Calvino e le sue Fiabe Italiane
C'era una vedova con un figlio che si chiamava Giuanin. A tredicianni voleva andarsene per il mondo a far fortuna. Gli disse sua madre:- Cosa vuoi andare a fare per il mondo? Non vedi che sei ancora piccolo? Quando sarai capace di buttar giù quel pino che è dietro casa nostra con un colpo di piede, allora partirai.
Da qual giorno, tutte le mattine, appena alzato, Giuanin prendeva la rincorsa e saltava a piè pari contro il tronco del pino. Leggila Tutta
C'era una donna con una figlia grande e grossa e tanto mangiona che quando sua madre portava a tavola il minestrone lei ne mangiva un piatto, ne mangiava il secondo, ne mangiava un terzo e continuava a chiederne. E la madre ne riempiva il piatto e diceva: -E tre!... E quattro!... E cinque!...- Quando la figlia le chiedeva il settimo piatto di minestrone, la madre invece di riempirle il piatto, le dava una bastonata in testa, gridando: -E sette!- Continua
Ai tempi di Babì Babò viveva un povero pescatore con tre figlie da marito. C'era un giovane che ne voleva in moglie una, ma era uno che usciva solo di notte, e la gente non se ne fidava. Così la maggiore non lo volle per marito e la seconda nemmeno; invece la terza accettò. Continua
Dorothy viveva nel cuore delle grandi praterie del Kansas con lo zio Enrico che faceva il fattore e la zia Emma che era sua moglie. Avevano unaa casetta piccina, perchè il legno per costruirla aveva dovuto essere trasportato per miglia e miglia. C'erano quattro muri, un pavimento e un tetto che costituivano un'unica stanza; e questa stanza conteneva un vecchio fornello dall'aria arruginita, una credenza per i piatti, un tavolo, tre o quattro sedie e i letti. Continua
C'erano marito e moglie poveri, che stavano in campagna. Naque loro un bambino ma non avevano nessuno nel vicinato che gli facesse da padrino. Andarono in città, ma non conoscevano nessuno, e senza padrino non lo potevano far battezzare. Videro un uomo avvolto in un mantello nero sulla porta della chiesa e gli dissero: - Buon uomo, ci fate da padrino a questo figlio? - L'uomo disse di si e il battesimo fu fatto. Continua
Un re fece fare la grida nelle piazze che a chi gli avesse riportato la sua figlia sparita gli avrebbe dato una fortuna. Ma la grida non aveva effetto perchè nessuno sapeva dove potesse essere andata a finire questa ragazza: l'avevano rapita una notte e non c'era posto sulla terra che non avessero frugato per cercarla. Continua
Il maestro si trovava vicino alla grande Pagoda Wyin Chou che si stagliava immensa, grande all'incirca come quella vera, al di là del fiume, dove il vecchio Gou Lin Dhao scrutava i suoi fantasmi nell'ombra. Riempiva quasi tutta la stanza di Huao Chyen che ormai preferiva dormire fuori dalla porta. Leggila Tutta
da LA SECONDA CHE HAI DETTO (1997) di Corrado Guzzanti
C'era una volta un ragazzetto chiamato Giovannin senza paura, perchè non aveva paura di niente. Girava per il mondo e capitò a una locanda a chiedere alloggio. - Qui posto non ce n'è, - disse il padrone, - ma se non hai paura ti mando in un palazzo.
- Perchè dovrei aver paura?
- Perchè ci si sente e nessuno ne è potuto uscire altro che morto. La mattina ci va la Compagnia con la bara a prendere chi ha avuto il coraggio di passarci la notte. Continua
Ritengo che la cosa più misericordiosa al mondo sia l'incapacità della mente umana a mettere in correlazione tutti i suoi contenuti. Viviamo su una placida isola di ignoranza nel mezzo del mare nero dell'infinito, e non era destino che navigassimo lontano. Continua
da IL CICLO DI CTHULU vol.1 1917-1926 di Howard Phillips Lovecraft
Un libro storico che raccoglie le gag del famoso programma radiofonico che ha rivoluzionato la radio.
SQUILLA IL TELEFONO
Pronto?! Sono il Generale Damigiani. Senti, caro, chi sei?
Siamo Arbore e Boncompagni.
Che fai?
Facciamo un programma...
Caro Chiappotto, sono il Generale Damigiani! Mi senti? Oggi pomeriggio alle 15 e novasette, eravamo tutti riuniti nella Sala Convegno Ufficiali. Abbiamo riunito un po' di persone e precisamente: i generali Banza, Carnevali, Scarduffo, Fiffo, Rififfo, il Maggiore Madami, il sottufficiale Gazzotto e l'appuntato Marmaglino, insieme ad alcuni fraduati, ufficiali, sottufficiali e soldati. Ebbene, tutti questi signori si fissavano negli occhi senza prendere la parola. Chiappotto?! Mi senti? Ascoltalo in mp3
da IL MEGLIO DI ALTO GRADIMENTO di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni
E come potevamo prendercela con voi?
Un popolo che ha sofferto la povertà,
che ha sofferto la fame.
Come potevamo prendercela con voi?
Per la diversità della vostra pelle?
Ma è una pelle che ha già conosciuto gli schiaffi
della miseria,
della sopraffazione,
delle umiliazioni e dei soprusi...
Come potevamo prendercela con voi?
Solo per la diversità della vostra cultura?
Ma è una cultura che è stata già, più volte,
umiliata,
troppe volte soffocata e zittita dalla storia,
la cultura di un popolo oppresso, derubato e sfruttato.
La cultura del dolore.
Come potevamo?
Come avremmo mai potuto prendercela con voi?
Ma poi siete venuti qui ad occupare le case,
a rubarci lavoro,
ad intasare le nostre strade...
molti si drogano,
molti sporcano, infastidiscono...
a volte commettete addirittura dei crimini!
...Grazie per averci offerto un pretesto.
Continuo, incessante, risuona nelle mie orecchie un cupo bàttito, un raspare d'ali d'incubo, un sommesso latrare lontano, come di un cane gigantesco che ulula nella notte. Una recensione
da IL CICLO DI CTHULU vol.1 1917-1926 di Howard Phillips Lovecraft
Efficiut Daemones, ut quae non sunt, sic tamen quasi sint, cospicienda hominibus exhibeant. (Lactantius)
Ero lontano da casa, e la malia del mare orientale mi aveva preso. Nella luce del crepuscolo lo sentii battere contro le rocce, e capii che era aldilà della collina, sulla quale i salici contorti si muovevano contro il cielo sgombro e le prime stelle della sera.
E poichè i miei padri mi avevano chiamato all'antica città aldilà, mi affrettai sullo strato sottile di neve fresca lungo la strada che si librava in alto, dove Aldebaran scintillava tra gli alberi; mi affrettai verso l'antichissima città che non avevo mai visto ma che avevo spesso sognato. Continua da IL CICLO DI CTHULU vol.1 1917-1926 di Howard Phillips Lovecraft
Quando mi avvicinai alla Città Senza Nome, capii che era maledetta.viaggiavo in una vallata riarsa e terribile sotto la luna, e da lontano la vidi sporgere stranamente al di sopra della sabbia così come parti di un cadavere sporgono da una tomba mal ricoperta. Continua
da IL CICLO DI CTHULU vol.1 1917-1926 di Howard Phillips Lovecraft
Nyarlathotep...il Caos strisciante...sono l'ultimo...parlerò al vuoto in ascolto...
Non ricordo chiaramente quando è cominciato, ma è stato mesi fa. La tensione generale era orribile. Ad un periodo di sconvolgimenti politico e sociali si era aggiunta la strana e incombente paura di un orrendo pericolo fisico; un pericolo esteso e onnicomprensivo, un pericolo immaginabile solo nelle più terribili visioni notturne. Continua
da IL CICLO DI CTHULU vol.1 1917-1926 di Howard Phillips Lovecraft
Scrivo in uno stato d'insostenibile tensione. Fra poco sarà l'alba: e all'alba non esisterò più. Privo di ogni mezzo, privo della droga che -sola- mi ha consentito fino ad oggi di sopravvivere ai miei incubi, non mi rimane altro modo per sottrarmi al tormento: mi getterò, dall'alta finestra di questa soffitta, nella squallida strada sottostante. Continua
da IL CICLO DI CTHULU vol.1 1917-1926 di Howard Phillips Lovecraft